Cenni Storici

 

Vaccarizzo AlbaneseVaccarizzo Albanese fu fondato intorno al 1470, dopo la morte dell’eroe nazionale albanese G. C. Skanderbeg (1468) e l’avanzata turca nella penisola balcanica, da gruppi di profughi che si stanziarono sulle colline della Pre-Sila Greca, fondando tra gli altri anche i casali di San Demetrio Corone, Macchia, San Giorgio Albanese, San Cosmo Albanese, Santa Sofia d’Epiro e Spezzano Albanese. 
Nel XVI secolo, il luogo, in cui è situato oggi il paese, faceva parte del feudo dei Principi Sanseverino. Nel XVII secolo il feudo passò nelle mani del Duca di Corigliano e si estendeva dal Cino al Crati dalle colline sopra Vaccarizzo e San Giorgio fino al Mar Jonio. 
Il primo insediamento avvenne nel luogo ove oggi sono situati i ruderi della antica Cappella di San Nicola risalente al XIII sec. e poi nel luogo oggi detto “Chiesa Nuova” qui insieme agli abitanti di San Cosmo formarono un unico villaggio. Nel 1509 i due gruppi si separarono dando origine ai casali di Vaccarizzo e di San Cosmo. L’attuale sede sorse attorno alla Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, costruita nel 1669, cosi come le prime case in muratura. Dopo essere vissuti, per tanto tempo, in capanne di frasche, che spesso avevano dato alle fiamme per non essere censiti dai numeratori fiscali, i profughi, infatti, decisero di stabilirsi qui definitivamente. I rigori della feudalità si instaurarono, dunque, a Vaccarizzo da tre diverse Signorie: la Signoria dei Principi Sanseverino di Bisignano, la Signoria della Badia di S. Adriano di San Demetrio, ed infine la Signoria dei Saluzzo-Doria di Corigliano Calabro, sotto la cui giurisdizione toccò a Vaccarizzo passare l’ultimo prolungato periodo di soggezione, fino alla nascita del Comune con l’eversione della feudalità tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. 
Nel 1863 al nome Vaccarizzo fu aggiunto la specificazione “Albanese”.

 

GIORGIO CASTRIOTA SKANDERBEG (1405-1468)

 

G. C. SkanderbegTra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo in Albania imperversava la dominazione ottomana. Angherie, soprusi e ogni altra vessazione opprimevano le genti albanesi. Pochi signori opponevano eroica quanto estrema resistenza, tra questi Giovanni Castriota signore di Kruja. Dopo la sconfitta di Casovia per poterne mantenere la signoria, Giovanni Castriota, dovette cedere i suoi quattro figli maschi, Stanisha, Reposhi, Costantino e Giorgio, in ostaggio al sultano Murad II. 
Alla corte di Adrianopoli, Giorgio Castriota si distinse, ben presto, per capacità ed intelligenza, divenne esperto nell’uso delle armi ed in strategia militare tanto da guadagnarsi la stima e la fiducia del sultano e l’appellativo di Iskënder (=Alessandro) Bej (=signore) forse riferendosi ad Alessandro Magno. 
Nel 1442 con la morte di Giovanni Castriota, Kruja anziché passare ad uno dei suoi quattro figli passò nelle mani di un governatore musulmano. L’anno successivo Skanderbeg, chiamato dal Sultano a combattere contro la Lega Cristiana promossa da papa Eugenio IV, disattese gli ordini, anzi avendo potuto constatare la triste situazione economica e politica delle sue genti, ne abbracciò la causa. Lo stesso anno l’esercito della Lega Cristiana ottenne a Nis la vittoria sui Turchi e Skanderbeg, con un abile stratagemma, si fece consegnare la roccaforte di Kruja. 
Ebbe cosi inizio l’epopea di Skanderbeg, l’eroe che per ben venticinque anni combatté contro i turchi. 
Il mito di Skanderbeg si diffuse, infatti, rapidamente in tutta Europa, il suo ritorno alla fede cristiana le sue continue vittorie sui turchi, gli valsero l’appoggio del papato, dei re di Napoli e della stessa Venezia, dopo un iniziale dissidio, oltre che, il titolo di “soldato della cristianità”. Ma gli avvenimenti continuarono ad avvicendarsi inesorabilmente, nel 1451 Maometto II successe al padre, nel 1453 Costantinopoli cadde nelle mani dei turchi. La situazione diveniva sempre più insostenibile, nel 1459 Skanderbeg bisognoso di aiuto sbarcò in Italia per soccorrere il re di Napoli Ferdinando I in guerra contro Giovanni D’Angio, pretendente al trono. Rientrato in Albania dovette nuovamente fronteggiare l’esercito turco, Maometto II non desisteva, anzi, pose sotto assedio Kruja. Nel 1466, mentre Kruja era stretta da un tremendo assedio, Skanderbeg si recò nuovamente in Italia, prima a Roma poi a Napoli, a chiedere aiuti. Rientrato in patria dovette limitarsi ad azioni di guerra repentine, vista la schiacciante superiorità numerica del nemico. Nel 1468, dopo aver convocato ancora una volta la Lega di Alessio per organizzare la resistenza, si ammalò improvvisamente di malaria morendo il 17 gennaio dello stesso anno. Kruja cadde nelle mani dei turchi dieci anni dopo.

 

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