Rito Greco-Bizantino  
L’Eparchia di Lungro istituita nel 1919, per volere di papa Benedetto XV, ha il fine di accomunare le parrocchie italo-albanesi dell’Italia Meridionale e soprattutto della Calabria, sotto la giurisdizione di un unico vescovo di rito greco per preservarne l’identità religiosa bizantina. Il patrimonio liturgico delle comunità arbëreshe è legato a Costantinopoli ed è regolato da un “Tipikòn” detto di Costantinopoli, per cui la celebrazione della Liturgia bizantina, detta Divina Liturgia, celebrata sia in greco che in arbëreshe, ricca di canti, gesti, e simboli, dunque molto più fastosa e lunga, presenta vari formulari (San Giovanni Crisostomo, San Basilio il Grande, San Giacomo e dei Presantificati), e tre cicli di feste: quello a data mobile, quello a data fissa e quello settimanale. La celebrazione della Liturgia pur conservando gli stessi momenti liturgici essenziali del rito latino cambia però nella struttura: l’Eucarestia si celebra con il pane e il vino e la comunione viene somministrata sotto le due specie. Battesimo, Cresima ed Eucaristia vengono, inoltre, conferiti contestualmente in un’unica cerimonia. Il Battesimo avviene per immersione, la Cresima viene amministrata mediante l’unzione con l’olio benedetto dal Vescovo, ed è conferita dal sacerdote e non dal Vescovo come avviene nel rito latino. Il matrimonio infine, è articolato in due momenti solenni: rito degli anelli e incoronazione. Ulteriori elementi di differenziazione sono la presenza del clero uxorato e le caratteristiche architettoniche della chiesa: l’abside orientata ad oriente, dove sorge il sole, è separata dal resto della navata dall’iconostasi (parete lignea ornata di icone), inoltre l’altare è di forma quadrata con quattro colonne che sorreggono un baldacchino. I sacerdoti detti papàs portano il tipico copricapo (kalimafion) e in genere la barba lunga.